Sono perplessa da qualche giorno.
Il vino è una mia grande passione, fortunatamente condivisa con milioni di persone che, come me, lo acquistano e lo apprezzano.
Mi è capitata tra le mani una newsletter di un'azienda avellinese produttrice di Taurasi: mi si informava di una iniziativa per la quale ognuno di noi può prodursi il suo vino sfruttando attrezzature e competenze enologiche dell'azienda di cui sopra.
Al di là degli apprezzamenti sull'originalità dell'iniziativa, mi è scattata dentro una certa vena polemica: ho un'idea romantica del vino che cozza spesso con le pratiche di cantina, con il marketing fine a se stesso (quello per cui "produrre è vendere")...
sarò antica, ma adoro la sorpresa, la scoperta rispetto alla consapevolezza per cui se un vino è un assemblaggio di certe uve avrà certi sentori, sarà l'espressione del territorio in cui è prodotto, la quasi certezza per cui dentro ci troverò le leggi del "gioco" dell'uva e non quelle del mercato.
Non c'è un vino che vorrei. Non siamo tutti enologi. Lasciamo fare a chi lo sa fare il proprio mestiere. E se davvero non sappiamo a che santo votarci per tirar fuori un vino che sappia far parlare di sè e di chi lo produce, allora torniamo a consultare il buon Frate Indovino....